Villa Pigafetta, Valmarana, Masiero- Ceretta

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Scheda Storica

Situata ai piedi del Monte Santo, all’inizio della frazione di Lovertino in via Ca’ Marchesa, la villa volge le spalle alla strada principale per aprirsi verso la campagna, a ovest, con le sue adiacenze e i rustici raggruppati a “C” intorno a una corte.
La casa dominicale, databile alla fine del XV secolo, è completata da una barchessa e, sul lato sud della corte, da alcuni rustici.

Le prime notizie sulla villa risalgono al 1654 quando Euriema Pigafetta, andata in sposa a Giovanni Malaspina, entrò in possesso della villa, che allora era composta dal corpo dominicale e dalla barchessa con colombara, ed era stimata 2.595 ducati. Il complesso passò poi ai Valmarana, quindi nel secolo scorso il corpo padronale venne acquistato dai Masiero, mentre le barchesse furono rilevate dai Ceretta. Queste ultime recentemente sono divenute di proprietà della famiglia Formaggio che le ha recuperate con un pregevole intervento di restauro.

Ma vediamo le caratteristiche della villa attraverso la scheda descrittiva di Barnaba Seraglio.
“Il corpo principale è costituito dal portico rialzato, formato da tre grandi archi a tutto sesto impostati su arcaici pilastri ionici in pietra di Nanto scolpiti, come la ghiera, a motivi geometrici. Al centro dei pilastri, all’altezza delle imposte degli archi, un capitello ionico pensile regge una sottile lesena in pietra alta quanto la chiave degli archi. Le aperture del sottotetto, probabilmente successive, sono disposte in modo del tutto irregolare rispetto alla loggia inferiore. Sopra all’arco di sinistra, sono ancora leggibili due piccoli stemmi lapidei, di cui quello più in basso è della famiglia Pigafetta.

Il portico, raggiungibile con una stretta scala con gradini in pietra, ha il soffitto ligneo retto da due archi intonacati impostati sui pilastri e sul muro interno. Al centro della parete di fondo si apre una porta incorniciata, con architrave retto da mensole e contenente un’iscrizione quasi illeggibile; a sinistra sono distribuite due finestre cinquecentesche con davanzale e cimasa aggettanti, a destra una più semplice finestra rettangolare. La testata nord del portico, sopra una porta più bassa, conserva tracce di un affresco ritenuto seicentesco e, sulla sinistra, in parte incassato in una nicchia centinata, un lavabo in pietra di Nanto. L’edificio, all’interno, versa in stato di degrado”.

Al fianco meridionale del corpo principale è addossata la barchessa cinquecentesca. Di realizzazione successiva rispetto alla villa ed ora di proprietà della famiglia Formaggio, è retta da pilastri tuscanici su cui si impostano archi modanati. All’interno, dopo il portico a tutta altezza, la scuderia è impreziosita da pilastrini poligonali reggenti archi ribassati che sostengono il solaio”.

Addossata alla villa sul fronte strada di via Ca’ Marchesa si trova la chiesa dedicata alla Santissima Trinità. Un tempo era di proprietà dei conti Malaspina. Il Maccà riporta che “nella sua facciata era scolpita in pietra la seguente iscrizione: Euriema co. D. Valmarana m. Malaspina fecit anno 1673”ii. All’interno dell’oratorio vi è una nicchia che custodisce la statua della Madonna, mentre sopra l’altare è collocato un Cristo. Durante il mese di maggio in passato veniva recitato il Santo Rosario. E’ presente anche un fonte battesimale contenente acqua santa che veniva utilizzata per celebrare il battesimo dei bambini appena nati del paese.

Merita un approfondimento la storia della famiglia Pigafetta, tra le più antiche e aristocratiche di Vicenza, giunte nel capoluogo berico intorno all’XI secolo. Le origini fiorentine dei Pigafetta vengono indicate negli scritti degli storici vicentini Giambattista Pagliarino e Antonio Godi e confermate da uno dei membri più noti della famiglia: Filippo Pigafetta il quale scrive “dalli gentili di questa Patria (Firenze) traggon l’origine li Pigafetti miei predecessori, prima cognominati della Rosa, perochè nello scudo nostro, et nell’insegna portiamo tre rose rosse; e diedero il nome alla via della Rosa di Firenze, in cui possedean le case loro. Donde già forse 400 anni, parteggiando cò grandi Guelfi, uscirono in esilio, ricoverandosi nella nobiltà di Vicenza” .

Un altro storico, Francesco Tomasini, aggiunge che il capostipite dei Pigafetta fu un certo Tommaso, cavaliere fiorentino, che si sarebbe trasferito a Vicenza nel 1020. Questa famiglia ha dato parecchi e illustri letterati, notai, medici, fisici e viaggiatori. Dagli annali del casato emergono numerose figure tra cui: Matteo, importante letterato e poeta, in contatto con i maggiori esponenti della cultura veneta del Trecento; il notaio Enrico agli inizi del ‘400; Galeazzo di Girolamo vicario di Orgiano nel 1562 e di Barbarano nel 1572; Ulisse, dottore laureato ed esperto in diritto canonico; Geronimo fisico. In campo religioso si segnalano Vincenzo, arciprete di Barbarano agli inizi del ‘400; Hieronymus (Geronimo) dottore canonico e sacerdote della chiesa di San Silvestro di Lovertino verso la metà del ‘500; Galeazzo, frate dominicano; Isabetta, badessa del monastero di San Benedetto a Padova. I più famosi però furono il navigatore Antonio e il viaggiatore Filippo i quali non appartengono pero’ al ramo dei Pigafetta che possedevano le terre a Lovertino.

Antonio (Vicenza, 1492 circa – Modone, 1531 o dopo)fu lo storiografo dell’impresa di Magellano. Mentre si trovava in Spagna al seguito del protonotario apostolico Francesco Chiericati, ebbe notizia dei preparativi del viaggio di Ferdinando Magellano, quindi si recò a Siviglia, riuscì a imbarcarsi e seguire così la spedizione a fianco del navigatore portoghese che lo assunse come aiutante, addetto alla sua persona. Fu tra i diciotto superstiti che riuscirono dopo tre anni a completare la circumnavigazione del globo terrestre e a rientrare in Spagna. In seguito scrisse in italiano la relazione del viaggio terminata nel 1525 e nota col titolo Il primo viaggio intorno al mondo che si chiude con queste significative parole: “Il 9 settembre 1522, noi tutti, in camicia e scalzi, andammo, con una torcia in mano, a visitare in pellegrinaggio Santa Maria della Vittoria e Santa Maria dell’Antiqua, presso Siviglia”. Il resoconto della spedizione, per la precisione e la fedeltà del racconto e la ricchezza di osservazioni sui paesi visitati, costituisce ancor oggi uno dei più importanti documenti della storia delle esplorazioni. In seguito fu creato cavaliere dell’ordine militare-cavalleresco gerosolimitano-rodiense ed ebbe la Commenda di Norcia, Todi e Arquata.

Filippo(Vicenza, 1533 – Vicenza, 1604), discendente di Antonio e come lui geografo, viaggiatore e scrittore di notevole rinomanza, divenne figura di primo piano nella cultura e nella diplomazia del Cinquecento. Lo storico Silvestro Castellini, contemporaneo del Pigafetta, così lo descrive: “…fu egli filosofo e matematico prestantissimo molto amato dagli uomini di lettere, e in molto pregio tenuto da ciascuno non solo per la sua dottrina, ma anche per l’affabilità sua nel conversare”ii. Visitò vari paesi europei, asiatici e del Nord Africa, fu caro a principi e a pontefici, tanto che Papa Sisto IV lo mandò come ambasciatore alla corte del re di Francia e del sovrano di Persia. Di lui ci rimangono numerose opere a stampa e manoscritti in cui descrive usi e costumi di vari popoli e indaga la situazione politica dell’epoca in cui vive. Tra le opere più interessanti e che ci riguardano più direttamente ricordiamo “La descrizione del territorio e del contado di Vicenza” in cui dimostra una profonda conoscenza della nostra provincia e del suo passato.

I Pigafetta, dopo aver acquisito molte terre a Lovertino dal Comune di Vicenza nell’anno 1231, nel corso del Trecento e del Quattrocento, consolidarono il loro patrimonio fondiario estendendo i loro possedimenti anche ad Albettone e in altri comuni del Basso Vicentino.

Da allora i Pigafetta si espansero in vari comuni del Basso Vicentino, in particolare ad Agugliaro, Villaga, Barbarano e Mossano. Essi furono anche committenti di notevoli edifici: tra i più importanti ricordiamo villa Pigafetta Arnaldi a Montruglio di Mossano.