Via Melia

Scheda Storica

Assai frequenti sono i reperti di epoca romana rinvenuti lungo la fascia nord di Lovertino, compresa tra la cappellina di San Rocco e la campagna della Melia e, sul versante opposto, attorno alla chiesetta dei santi Vito e Modesto. Prima degli anni Settanta si sono scoperti frammenti di anfore, pezzi di spade, pietre grezze sagomate e lavorate, molti cocci laterizi: embrici, tegole e mattoni, tratti di fondazioni fatte in scaglia mista a cocci di embrici romani messi in calce, strati di pavimenti e parti di mosaici. Sembra che le fondazioni si prolunghino in direzione est fino agli “Absidi”. Tra i reperti spiccano un frammento di embrice labiato che porta in bei caratteri il bollo PANSIANA e un altro il bollo L. SERVI (Servilia).

È probabile quindi che in epoca romana sorgesse un abitato in questo luogo situato tra la colonia d’Este e il municipio vicentino, i cui confini potevano correre lungo i centri di Teolo, Lovertino e Albettone. E’ stato anzi supposto che il nome “Melia” fosse legato a quello della via consolare romana Emilia Altinate, un braccio della quale probabilmente attraversava la distesa pianeggiante tra gli ultimi dossi dei Berici e i prospicienti versanti degli Euganei.

Successivamente, nel 1986, nel corso di lavori in un terreno dell’azienda agricola “Alla Melia”, furono individuate strutture murarie pertinenti ad una costruzione di età romana, un’abitazione rustica, di cui si ignoravano sia lo sviluppo planimetrico sia l’effettiva consistenza e lo stato di conservazione.
Gli scavi, ripresi nel 2010, hanno confermato che si tratta di un grande insediamento dove sono venuti alla luce numerosi ritrovamenti, tra cui le pavimentazioni a mosaico, simili a quelle rinvenute ad Altino, ed ora custodite proprio nel museo di Altino. E’ stato recuperato inoltre un cippo con la sigla IV G (quarta Gitrata della centuriazione romana) e ulteriori reperti di mattoni recanti bolli e iscrizioni. Il funzionario della Soprintendenza ai beni archeologici del Veneto Mariolina Gamba ha spiegato in un articolo di stampa che si tratta di una villa romana di notevoli dimensioni, una tipica casa di campagna con i rustici e gli annessi, la cui datazione non è ancora definibile ma indicativamente si può stabilire tra la fine del I e l’inizio del II secolo dopo Cristo.

Nel corso degli scavi sono stati recuperati alcuni basamenti dei pilastri, qualche capitello, frammenti di mosaici, mattoni in cotto, basamenti di trachite, frammenti di anfore. Di notevole interesse un pavimento in cotto con mattoni posizionati a spina di pesce.

I lavori di scavo e la raccolta dei reperti sono avvenuti sotto la direzione di Mariolina Gamba, responsabile scientifico della Soprintendenza dei Beni archeologici del Veneto.